Brevi notizie di un passato quasi dimenticato

Tropea e le invasioni musulmane

Come molte località costiere, nel Tirreno, anche Tropea ha vissuto le scorribande degli invasori islamici. Questo periodo, avvolto a tutt’oggi nel pressappochismo accademico, meriterebbe approfondite ricerche storiche volte a spiegare tutti gli aspetti sociali e politici che hanno, in qualche modo, permesso despostismo e violenze durate oltre mille anni.

 

di Bruna Fiorentino

 

 

La terza grande religione monoteistica rivelata è l’Islam che significa letteralmente “sottomissione a Dio”. Essa si basa, oltre che sui cinque pilastri fondamentali (la professione di fede; la preghiera canonica; l’elemosina; il digiuno nel mese di ramadan ed il pellegrinaggio alla Mecca), anche sulla guerra santa (gihad) contro gli infedeli. Quest’ultima deve essere considerata come un principio importante se si vuole meglio comprendere, in sintesi, quanto ci accingiamo a scrivere e che riguarda millecinquecento anni di storia.

Alla morte del fondatore dell’Islam, ossia il Profeta Muhammad (Maometto 570 c.-632), l’opera da lui iniziata per la diffusione del nuovo credo rischiò di essere cancellata: nessuno, infatti, era stato designato a succedergli. Tuttavia sembra che, abbastanza facilmente, ci si accordò sui nomi dei suoi primi quattro successori, i califfi: Abu Bakr (632-634); Omar (634-644); Othman (644-656) ed Ali (656-661). Sotto di loro sia la conversione all’Islam dei popoli fuori dell’Arabia sia le conquiste territoriali verso est ed ovest si moltiplicarono.

Durante la successiva dinastia Omayyade (661-750 c.) l’impero sorto dalle vittorie arabo-islamiche si andò gradualmente organizzando tanto che la capitale fu spostata da Medina, in Arabia,  a Damasco (Siria) per avere una posizione più centrale. I confini si stabilirono ad oriente sull’attuale Sir Darya e ad occidente, i musulmani furono fermati nella battaglia di Poitiers nel 732, che segnò l’arresto dell’avanzata islamica nell’Europa occidentale dopo avere conquistato l’Egitto, gran parte dell’Africa settentrionale, la Spagna e la Francia.

Alla dinastia Omayyade, di cui abbiamo solamente accennato, seguì quella degli Abbasidi (749-1258), nata da una rivolta nel Khorasan, una regione dell’attuale Iran. Essa durò almeno formalmente cinque secoli anche se il suo predominio si andò lentamente sgretolando fino a quando l’ultimo dei califfi, il cui titolo era ormai solo onorifico in quanto nel resto dell’impero le singole province vivevano la loro indipendenza, fu ucciso nel 1258 dai Mongoli di Gengiz Khan durante il sacco della capitale Baghdad.

Già sotto il fondatore degli Omayyadi, il califfo Muawiya (661-680), ed ancora prima nel 652, la Sicilia e l’Italia meridionale bizantina avevano conosciuto le scorribande dei razziatori saraceni. Ma una vera e propria invasione si ebbe solo molto più tardi allorquando nell’827, Asad ibn al-Furat, comandante di una piccola flotta saracena, sbarcava a Mazara con poco più di 10.000 uomini tra Arabi e Berberi sconfiggendo i Bizantini e iniziando, così, l’occupazione dell’isola che si completò alla fine del IX secolo e giunse fino al 1066, anno della riconquista normanna conclusasi nel 1091 con la presa di Noto. L’avvenimento, di notevole importanza storica, avvenne sotto l’emiro Ziyadat Allah, della dinastia Aghlabita (800-909 c.) resasi completamente indipendente dal potere centrale degli Abbasidi e che aveva stabilito la propria capitale a Qayrawan (Tunisia).

I musulmani, stabilitisi in Sicilia, non si fecero impaurire dallo Stretto di Messina e presto cominciarono le loro scorribande nell’Italia meridionale e, per prima cosa, in Calabria tanto che a Reggio fu anche edificata un’effimera moschea che doveva soddisfare le esigenze cultuali degli invasori. Anche a Tropea, Amantea e S. Severina, dall’840 all’882, i musulmani avevano costituito degli emirati che vennero, però, spazzati via dai Bizantini i quali volevano ristabilire il loro dominio sul mar Tirreno e Ionio. Infatti nell’885 circa una massiccia controffensiva bizantina, comandata dal generale dell’imperatore Basilio Niceforo Foca (avo del futuro imperatore omonimo) scacciò i deboli insediamenti islamici dalla Calabria compreso quello di Tropea che comunque per circa due secoli, fino a quando Roberto il Guiscardo non la liberò nel 1066, fu spesso saccheggiata ed utilizzata come base per le scorrerie.

Tuttavia la presenza islamica particolarmente in Calabria non ebbe mai un carattere definitivo ma si limitò a scorribande a scopo di razzia da parte di predatori in cerca di bottino e, probabilmente, di donne da rinchiudere negli harem. La paura della popolazione era testimoniata dalla presenza di cunicoli sotterranei che servivano per sfuggire alla furia dei predoni.

Gli Aghlabidi vennero sostituiti dal Califfato Fatimida (900-1071) nell’Africa settentrionale sotto il quale, nel 918, avvenne una breve presa di Reggio Calabria. Tropea venne nuovamente sottomessa dal 946 al 952 insieme a Nicotera e Mileto (come narra il monaco calabrese Arnulfo), ma il carattere di queste occupazioni era molto instabile ed aveva lo scopo di depredare oltreché fare dei commerci.

Nel 982 in Calabria, nella battaglia di “Capo Colonne” (forse Punta Stilo), l’esercito musulmano comandato dall’emiro della breve dinastia kalbita Abu’l Qasim inflisse una pesante disfatta all’esercito dell’imperatore Ottone II che riuscì, però, ad uccidere l’invasore.

Nei secoli seguenti il califfato fu nelle mani di popolazioni turche fondatrici di molte dinastie fra cui ricordiamo quella Ottomana che nel 1453 con Mohammad Fatih (Maometto il Conquistatore) conquistò Costantinopoli mettendo fine al millenario impero romano d’Oriente.

Le incursioni dei pirati barbareschi continuarono. Fra le tante annoveriamo quella del corsaro Khayr ed-Din, detto Barbarossa, che, nel 1543, dopo aver devastato le coste tirreniche, si impadronì di Reggio Calabria, secondo alcuni mettendo a sacco e a fuoco Tropea (1543-44), dove viveva la sua presunta sposa, Flavia Caetani figlia del governatore di Reggio Calabria, secondo altri risparmiandola e portando via molti giovani da utilizzare come schiavi. Nel 1551, ancora Reggio venne attaccata dai corsari musulmani. Sempre nel XVI secolo Dragut Rais, altro famoso corsaro, imperversa sulle coste e nei paesi limitrofi a Tropea. Il viceré di Napoli Pietro de Toledo (1532-1553) propose allora all’imperatore Carlo V di costruire alcune torri di avvistamento e di difesa. Fino al 28 aprile del 1683 nell’area tropeana vi erano le seguenti torri, di cui a tutt’oggi restano dei ruderi:

·        La Torre de Santa Maria de Lore de Tropeia

·        La Torre nel Cabo de Vaticano territorio de Tropeia

·        La Torre de Rufa territorio de Tropeia

·        La Torre de Santa Domenica territorio de Tropeia

·        La Torre de Zambrone territorio de Tropeia e, nel centro abitato, la Torre Lunga del Castello.

Neppure la vittoria sui Turchi da parte della Lega cristiana nella battaglia di Lepanto il 7 ottobre 1571, cui si dice parteciparono tre galere tropeane ed il colonnello di origini tropeane Gaspare Toraldo, pose fine alla pirateria musulmana. Infatti ancora il 29 giugno 1638 viene riportata una incursione a Tropea ed un’altra scorreria famosa si ebbe l’8 agosto 1676 dove i pirati furono respinti e cacciati. E’ da ricordare che molte delle suddette incursioni avvenivano dopo eventi terribili, quali i terremoti, in modo da sorprendere la popolazione ancora più debole ed indifesa.

Risale, invece, al Settecento l’evento in prossimità della località conosciuta come le Formicole da allora denominato Gabbaturchi, dove un esiguo gruppo di pescatori “gabbò” i corsari inseguitori riuscendo a mettersi in salvo e provocando lo sfascio della nave nemica.

Un attacco di notevoli proporzioni avvenne il 20 marzo 1783 a Tropea, Briatico e Pizzo dove, però, grazie all’aiuto di truppe reali e di volontari locali furono ricacciati sulle navi.

Malgrado le scorrerie fossero ormai alla fine il Regno di Napoli decise di istituire una Guardia di Sicurezza Interna (22 febbraio 1821) per sorvegliare le coste cui dovevano prestare servizio obbligatorio tutti  i cittadini dai 21 ai 40 anni. Le ultime incursioni dei Saraceni si ebbero nel primo ventennio del XIX secolo quando terminarono del tutto in concomitanza con il lento ma inesorabile crollo dell’impero ottomano.

Le vicende storiche di Tropea relative alle invasioni musulmane sono ancora, in gran parte, da scoprire come pure sono da ricercare e studiare le possibili influenze orientali presenti in svariati campi, sia artistici che linguistici.
 

Redazione gazzettino 
    di Tropea e dintorni

 

 

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