Particolare di un rudere a Briatico "Vecchio" (foto Salvatore Libertino)ITINERARI ARCHEOLOGICI

Dove una volta c'era Briatico

testo di Massimo Landolina
foto Salvatore Libertino

Non è semplice andare a "Briatico Vecchio" ma ci siamo andati non senza fatica.
Consigliamo questa escursione, ma rigorosamente con l'ausilio di una guida, a quanti amano la natura e la storia della Calabria


Non esiste una strada percorribile con una vettura, né tanto meno una segnaletica che indichi come arrivare a Briatico Vecchio.
Le uniche due vie che conducono in questo sito non sono per cosi dire "ufficiali", si tratta di piccoli viottoli di campagna, tracciati forse sulla strada di un tempo, che attraverso il superamento di un burrone e la successiva risalita portano in uno dei posti più belli, più affascinanti e nello stesso tempo più sconosciuti e più abbandonati della nostra costa.
Dal cimitero di Briatico occorre procedere sulla strada interpoderale che conduce a San Cono. Dopo meno di un chilometro, sulla destra, all’altezza di un uliveto si può parcheggiare e procedere a piedi.
Già dall’uliveto si possono scorgere, coperti dalla fitta e ricca vegetazione, diversi ruderi, su tutti, nella parte più alta si distingue ciò che rimane dell’antico castello.
Spingendosi, invece ai margini dell’uliveto la visione è completa.
Appare in tutta la sua bellezza ed il suo fascino, la rocca dove fu costruito Briatico Vecchio. Si distinguono nettamente almeno tre torri di guardia, i resti delle abitazioni, parte del muro di cinta.
Con attenzione si comincia a scendere nel dirupo. Il viottolo da seguire per alcuni tratti è molto stretto e a strapiombo. Dalle pareti della roccia si distinguono benissimo numerosi fossili.
A valle si oltrepassa, senza nessuna difficoltà il torrente Muria.Ruderi di Briatico "Vecchio" (foto Salvatore Libertino)
Ma prima di iniziare la salita, se lo si vuole, ci si può dissetare alla fontana che è subito all’inizio della stessa. La fontana è fornita di acqua sorgiva. Pregevole nella sua semplicità è stata defraudata per colpa di qualche stupida mano, da una testa ornamentale di leone. Sono ancora visibili alcune incisioni.
La salita della rocca non è del tutto comoda, occorre infatti proseguire per circa cinquecento metri attraverso una vegetazione spontanea che rende il cammino difficoltoso. Campi di felci si alternano a campi di liquirizia, arbusti di ogni genere ostacolano i nostri passi.
Poco prima di raggiungere la vetta è possibile apprezzare, ma purtroppo soltanto per pochi metri, la vecchia bellissima strada di pietra, superata la quale si è ormai in cima.
La visione è davvero suggestiva, a nord si domina tutto il golfo di Lamezia, a sud, ovest ed est le colline del Poro, sempre verdi, con quasi tutti i paesi che danno sulla costa di Italo.
Briatico Vecchio è sorprendente.Ci troviamo di fronte i resti di una città distrutta da un terribile terremoto e mai più ricostruita, abbandonata dai suoi stessi abitanti che fondarono l’attuale Briatico, e logorata dal tempo, dall’incuria e dal disinteresse completo di chi avrebbe dovuto tutelare questo patrimonio storico e culturale sicuramente unico nel suo genere.
Un altro pezzo del passato lasciato a se stesso ed al saccheggio di molti.
Tutto si è fermato al 5 febbraio del 1793, quando un terribile terremoto piose fine alla vita di un’interessante cittadina.
Numerose sono le testimonianze storiche pervenuteci.
Dal centro di Briatico costruito su una rocca di "pietra dolce" circondata da due fiumi, il Murria e lo Spataro, si ha notizia già nell’alto medio evo, quando in numerosi documenti dell’epoca si fa riferimento al suo pregevole ed imponente castello verosibilmente di fattura Normanno-Sveva.
Nel 1276 Briatico con i suoi numerosi casali conta una popolazione di 2239 abitanti.
Già feudo dei Ruffo dal 1269, attraverso varie vicende storiche nel corso dei secoli, diventa nel XVII secolo possedimento di Ettore Pignatelli duca di Monteleone.
Numerosi sono stati i viaggiatori e gli storici rimasti colpiti dalla bellezza di Briatico Vecchio. Tutti ci informano sulla fiorente attività agricola ed artigianale, sulla produzione di olio, di "raffinatissimo" vino, di frutti di ogni genere, sulla produzione di canna da zucchero e per ultimo cotone "di somma perfezione venduto dentro e fuori il regno" (Sergio, inizio XVIII se.).
Una testimonianza ancora più interessante ci è pervenuta dalla stima che ne fa di Briatico Vecchio il notaio Pietro Gallerano di Napoli (1631).Si tratta di un documento estremamente importante in quanto l’autore non si sofferma sulla descrizione del luogo e delle sue genti, ma traccia un quadro del paesaggio agrario, delle condizioni economiche e sociali della Calabria nella prima metà del secolo XVII. In esso si fa menzione, tra l’altro, dell’esistenza di numerose chiese, della cattedrale dedicata a S: Nicola, di un monastero di donne ed un monastero di frati domenicani. Minuziosa è, la descrizione del castello baronale.
E ‘possibile oggi un recupero di Briatico Vecchio?
A nostro avviso non è impossibile. La nostra costa è ricca di giacimenti archeologici mai portati alla luce, ne sono testimonianza le varie necropoli distribuite nella zona, occasionali ritrovamenti di civiltà scomparse, un po’ dovunque, l’insediamento rupestre di Zungri risalente al X-XIII secolo dopo Cristo e, per ultimo in ordine cronologico, i resti della villa romana emersi nel comune di Parghelia.
Esiste una politica in tal senso?
Occorre una maggiore sensibilizzazione da parte delle amministrazioni locali, delle scuole, dei media, degli enti preposti alla tutele del nostro passato, per un atteggiamento maggiormente rispettoso verso lo stesso. Un passato da integrare con intelligenza nella odierna ricchezza turistica per una diversa opportunità di lavoro, ma soprattutto per una migliore crescita culturale.

Redazione Tropea e dintorni

 

 

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