Carmine Caprera: un musicista calabrese impegnato nel sociale  

Crederci”: un inno alla gioia e alla speranza

E’ un tropeano doc che da moltissimi anni vive a Roma, l’autore del testo e della musica dell’inno dell’Associazione degli Alcolisti Anonimi Italiani. E la sua canzone, trasmessa in oltre 160 Paesi, è stata già tradotta in inglese e spagnolo.

 

di Bruna Fiorentino

foto Salvatore Libertino

 

Roma -  Carmine Caprera, cinquant’anni, per gli amici Carmelino, la sua Tropea la tiene stretta nel cuore, sebbene ormai da moltissimo tempo trapiantato per lavoro nella Capitale, dove vive con la famiglia. Cordiale ed affabile, mantiene ancora tutte quelle caratteristiche di uomo del Sud che, alla prima occasione, si lascia andare al dialetto mai dimenticato.
Fin da bambino si è sentito portato per la musica e, da autodidatta, si è dedicato a suonare gli strumenti quali il basso, in particolare, ma anche il pianoforte e la chitarra.
Autore e compositore di brani famosi ha collaborato con cantanti quali Renato Zero, Gianni  Nazzaro, I Cugini di Campagna ed altri.
Caprera da diverso tempo si occupa di volontariato presso l’Associazione degli Alcolisti Anonimi Italiani per la quale ha, recentemente, composto il brano “Crederci”, che è divenuto l’inno ufficiale, tanto che basta collegarsi al sito internet www.alcolisti-anonimi.it, per essere inondati dalle note della sua canzone, melodica ed orecchiabile. Il brano, già tradotto in inglese e spagnolo e, quanto prima, in molte altre lingue dovrebbe essere sottoposto, ci dice l’autore calabrese, all’attenzione del mitico Elton John.
Migliaia sono le copie già vendute all’interno del circuito degli Alcolisti Anonimi che, nelle parole della canzone di Caprera, si riconoscono ed immedesimano.
Questo inno è, soprattutto, un invito alla speranza, a non cedere alle insidie di un nemico subdolo e pericoloso quanto la droga. E sono in tanti, forse troppi, a dover e voler combattere questa guerra, nel silenzio e nell’indifferenza di chi non conosce o vuole ignorare quale dipendenza fisica e morale dia l’alcool.
L’Associazione degli Alcolisti Anonimi è nata nel 1935 negli Stati Uniti e, precisamente, ad Akron nell’Ohio grazie a due ex-alcolisti, un agente di borsa ed un chirurgo, che ebbero la geniale intuizione di trattare il problema come una reale malattia, del corpo e dello spirito, mettendosi al servizio di quanti sono immersi nell’alcolismo ma difficilmente possono essere compresi se non da altre persone che hanno vissuto la medesima esperienza.
Da allora i centri si sono moltiplicati prima in America e poi in tutto il mondo dove sono presenti in oltre 160 paesi, con 100.000 gruppi di autoaiuto e milioni di alcolisti bisognosi di “uscire dal tunnel”. La stessa OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) considera l’alcolismo non un vizio ma una malattia da cui, volendo, si può guarire.
In Italia l’attività dell’Associazione iniziò a Roma ma il primo centro nacque a Firenze nel 1974 e, ai nostri giorni, vi sono circa 500 gruppi, con una presenza media di 10.000 persone e centinaia di migliaia di telefonate, sparsi in tutte le Regioni.
In Calabria vi sono dei centri degli Alcolisti Anonimi a Crotone, Castrovillari, Cosenza, Trebisacce, Lamezia Terme e Reggio Calabria.
Degno di nota è che l’Associazione si autogestisce anche finanziariamente non accettando soldi né aiuti dallo Stato ma vivendo delle donazioni libere dei singoli.
Carmine Caprera, che ha abbracciato la causa degli Alcolisti Anonimi con l’entusiasmo di un bambino e la forza di un gigante, collabora anche con varie reti televisive e radiofoniche (RAI, Canale 5, emittenti private ecc.) per la realizzazione di programmi atti a meglio spiegare  e divulgare il lavoro dell’Associazione e ad evidenziare il difficile cammino di ogni alcolista anonimo.
 

Redazione gazzettino 
    di Tropea e dintorni

 

 

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