Ricordando Don Francesco Mottola, Servo di Dio, morto il 29 giugno del 1969

Buono, affettuoso, con le braccia tese pronte ad accogliere chiunque

I cittadini di Tropea aspettano che la causa di beatificazione si concluda al più presto

di Vittoria Saccà

foto Salvatore Libertino

 

Tropea - Con una messa solenne, celebrata in Cattedrale, è stato ricordato don Francesco Mottola, Servo di Dio, nel giorno dell’anniversario della sua morte. Era il 29 giugno del 1969 quando il sacerdote tropeano, amato da moltissimi, lasciava la sua vita terrena.

Sono trascorsi 37 anni da allora e il profumo della sua presenza è ancora più vivo che mai perché quello che ha lasciato alla gente di Calabria, a quella gente che ha dimostrato d’amare infinitamente, parla di lui ogni giorno.

Era nato il 3 gennaio del 1901 nella casa che si erge sulla rupe da dove soleva ammirare il mare dal quale ne era profondamente affascinato. In quella casa, oggi museo, provò i sentimenti più amari come quello di perdere la madre a soli dieci anni, o di abbandonare il paese seppure per andare in Seminario.

Dopo gli studi fatti nel Seminario teologico “Pio X” di Catanzaro, fu ordinato sacerdote il 5 aprile del 1924, in cattedrale e ai piedi della Madonna di Romania.

Fu insegnante di materie letterarie nel Seminario di Tropea dove divenne Rettore nel 1929 (1929-1942), Penitenziere della Cattedrale, assistente di Azione Cattolica e della S.Vincenzo.

I primi anni del ‘900 erano tempi tristi per la  Calabria, miseria e fame erano sparsi ovunque, sia nei “tuguri” cittadini, che  per le strade della terra calabrese che lui percorse raccogliendo la sofferenza della gente. E per quella gente dimenticata appartenente alla “Cenerentola dei popoli”, i  “nuju du mundu”, don Mottola cercò d’inventarsi mille modi per aiutarli a riavere un riscatto sociale e riacquistare la dignità umana. Per i poveri, i malati, i disabili, fondò le case della Carità. Era il 1936 quando nacque la prima che chiamò “La casa d’oro” perché, diceva, “era rivestita di carità, una casa grande, la casa di tutti” che avrebbe raccolto “tutti i rifiuti dell’umanità”.

Non certo si fermò, perché si adoperò per poterne costruire un’altra a Limbadi, e poi a Vibo Valentia, a Roma, a Corello e fu la volta del “Villaggio Don Mottola” sorto per accogliere gli anziani. Pensò anche alla rieducazione psico-motoria dei disabili, all’assistenza a domicilio delle famiglie bisognose, alle case-famiglia e alle mense dei poveri.

Sacerdote di elevata cultura, fondò il “Seminario di cultura” e nel 1933 la rivista “Parva favilla”.

Era buono, affettuoso, con le braccia tese pronte ad accogliere chiunque e la fama della sua infinita bontà superò ogni confine.

Fu lui il fondatore dell’Istituto secolare dei sacerdoti oblati del Sacro Cuore, delle oblate e degli oblati laici che chiamava affettuosamente “Carmelitane e certosini della strada”.

Sono stati in molti a seguirlo lungo questa strada e meritano di essere ricordati il professore di filosofia Giuseppe Lo Cane, così come Monsignor don Domenico Pantano, anche vicario episcopale e sacerdote di profonda umanità ed elevata cultura; e poi le signorine Irma, Maria Lo Cane e tante altre ancora che, a tutt’oggi, prestano la loro opera a favore dei più deboli.

Don Mottola, vissuto in odore di santità, Servo di Dio e per il quale è in corso la causa di beatificazione, colpito da una grave malattia a soli 41 anni, continuò ad essere punto di riferimento per tutti, nonostante le sofferenze. Morto il 29 giugno del 1969, lasciò a noi più di 7.000 lettere e l’opera omnia, dove i suoi pensieri sono di grande insegnamento.

La sua vita e le sue opere vengono ricordate, oggi, dall’istituzione del premio don Mottola che viene organizzato tutti gli anni dalla Fondazione don Mottola già da diciotto anni, dalla presenza e dall’azione attiva delle case della carità, dall’affetto di tante persone  che lo ricordano e lo amano come se fosse ancora vivo tra noi, sia che l’abbiano conosciuto personalmente, sia attraverso il racconto di altri.

I cittadini di Tropea aspettano che la causa di beatificazione si concluda al più presto per poter continuare a chiedere la sua protezione anche sugli altari delle nostre Chiese.

 

 

Redazione gazzettino 
    di Tropea e dintorni

 

 

    www.tropeaedintorni.it        luglio 2006