Premio Giuseppe Berto diciottesima Edizione

Vincono il premio l'Iraniano Hamid Ziarati con "Salam, Maman"

e l'Americano Benjamin Kunkel con "Indecision"


di Vittoria Saccà

foto archivio Tropeaedintorni.it

 

Ricadi - A vincere la diciottesima edizione del premio letterario Giuseppe Berto sono stati  l’iraniano Hamid Ziarati per la sezione di opere prime di narrativa italiana, con il romanzo “Salam, maman” edito da Einaudi; e Benjamin Kunkel, per la sezione di narrativa straniera tradotta in lingua italiana, con il romanzo  “Indecision” edito da Rizzoli e tradotto da Annalisa Garavaglia.

La giuria del premio, presieduta da Giuseppe Lupo, e composta da Mario Baudino, Goffredo Buccini, Andrea Cortellessa, Paolo Fallai, Laura Lepri, Giorgio Pullini, Marcello Staglieno e Gaetano Tumiati,  ha scelto i vincitori tra una rosa di nomi selezionati in precedenza su 149 testi pervenuti.

In effetti, a contendersi il titolo di vincitore assoluto per la sezione di narrativa italiana, sono stati Andrea Di Consoli, con il suo libro “Lago negro”, editore de L’ancora del Mediterraneo, Alessandra Farkas con  “Pranzo di famiglia”, Sperling & Kupfer Editori, Amineh Pakravan autore de “Il libraio di Amsterdam”, Marsilio Editori, Tea Ranno con “Cenere”, Edizioni e/o, Hamid Ziarati con “Salam, maman”, Einaudi. Per la sezione di narrativa straniera, sono stati scelti Daniel Kelmann  autore di “Io e Kaminski”, Voland Edizioni, Benjamin Kunkel con “Indecision”, Rizzoli e Rafik Schami con “Il lato oscuro dell’amore” edito da Garzanti.

L’edizione del Premio Giuseppe Berto 2006 - ha dichiarato il presidente Lupo - ha evidenziato, ancora una volta, la capacità di scegliere scritture originali fra le prove d’esordio degli autori italiani e stranieri. I temi più diffusi, che emergono all’interno dei centoquarantanove libri pervenuti alla giuria, rispecchiano la realtà contemporanea. Si tratta generalmente di cronache di viaggi, e quindi di evasione, narrazioni costruite su drammi familiari e personali, storie sospese tra il thriller e il noir”.

Nel Centro Congressi di Ricadi (V.V.), intitolato a G. Berto, si è svolta la proclamazione dei vincitori, presente la signora Manuela Berto. Emanuele Giacoia ha introdotto gli interventi del sindaco di Ricadi Domenico Laria, dell’assessore alla cultura di Mogliano Veneto Gianfranco Lovisetto, dell’assessore alla cultura di Ricadi Domenico Locane che ha ricordato lo scomparso sindaco Franco Laversa. Dopo un breve concerto tenuto dalla violinista Anna Pugliese, sono stati proclamati i vincitori dal presidente Lupo e dai componenti della giuria. Le presenze dell’iraniano Ziarati e dell’americano Kunkel, hanno ratificato l’internazionalità che il premio Berto ha raggiunto in questa sua diciottesima edizione.

Il vincitore Hamid Ziarati, è nato a Teheran nel 1966 e si è trasferito a Torino nel 1981, dove si è diplomato e successivamente ha conseguito la laurea e il dottorato di ricerca in ingegneria meccanica. Egli è un appassionato di letteratura e di cinema, collabora da quasi due decenni come interprete, traduttore di articoli e di sottotitoli con il Torino Film Festival, e in seguito anche con il Museo del Cinema di Torino. Oltre al suo lavoro di progettista di prototipi svolge un’attività parallela per far assaporare i gusti e i sapori mediorientali e iraniani ai suoi concittadini piemontesi. Dal 1994 ad oggi ha pubblicato diversi articoli scientifici e racconti, ha scritto inoltre alcune sceneggiature cinematografiche per lungo e cortometraggi mai realizzati. “Salam, maman” è il suo primo romanzo scritto direttamente in italiano per il figlio. E’ “la storia di una famiglia iraniana – ha detto Paolo Fallai - dalla caduta dello Scià all’avvento della rivoluzione khomeinista, vista dagli occhi di un bambino di nove anni che attraverso queste dure esperienze si fa uomo.  Un romanzo scritto con grande ritmo e l’umiltà di non discostarsi mai dall’originale angolo di visione, nonostante l’invadenza della “storia” con la “s” maiuscola che si materializza intorno ai protagonisti. E’ una scrittura doppiamente illuminante ai nostri occhi: ci svela un Iran molto diverso da quello dipinto da decenni di stereotipi”.

Benjamin Kunkel, è invece cresciuto in Colorado e ha studiato a Harvard e alla Columbia University. Vive a New York, dove è uno dei fondatori e direttori della rivista letteraria “n+1”. Ha scritto per “Dissent”, “The Nation”, le “Book Review” di “New York Times” e “Los Angeles Times” e per la “New York Review of Books”.

In “Indecision”, il suo primo romanzo che diventerà presto un film, egli  “racconta la storia di Dwight Wilmerding – ha detto Mario Baudino - un giovane così incapace di decidere che, durante la cena familiare di Thanksgiving, resta con la forchetta sospesa fra il tacchino, il ripieno e la salsa di mirtilli. Su quest’idea insieme provocatoria e “geometrica”, l’autore costruisce la storia di un’educazione sentimentale dove l’indecisione diventa non solo un segno narrativo ma una sorta di lettura del mondo. Il protagonista, che vive a New York e lavora come tecnico informatico in una casa farmaceutica,  coltiva un inquietante passatempo (ingurgitare allucinogeni) e arriva a vere e proprie vette di disimpegno sociale: l'11 settembre guarda dal tetto di casa gli aerei che si schiantano contro le Torri Gemelle, pensando che forse c’è persino da ridere. La sua indecisione è una malattia, e come tale viene curata. Ma la soluzione non potrà essere offerta da un farmaco che promette portenti. “Indecision” racconta l’impossibilità di un’educazione sentimentale nei termini del romanzo ottocentesco e novecentesco, del mondo e dei codici che ci siamo lasciati alle spalle; ne rovescia il senso e, attraverso il viaggio del protagonista, che è un viaggio iniziatico, ci suggerisce  come non sia il personaggio, ormai, ma il suo sistema di relazioni a dover essere educato”.

Il premio Berto, dunque, oggi che è giunto alla diciottesima edizione, prosegue nel suo cammino lungo le strade della cultura, aprendo gli orizzonti a tanti giovani scrittori e, contemporaneamente, continuando a ricordare il pensiero e l’opera di Giuseppe Berto, uno scrittore del nord che tanto amò il sud, che difese sempre il suo 'Io', il suo modo di essere, di pensare e di scrivere.

 

 

Redazione gazzettino 
    di Tropea e dintorni

 

 

    www.tropeaedintorni.it       5 giugno 2006